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Il rapporto con il cibo nei Disturbi del Comportamento Alimentare: le condotte di compenso.

lunedì 15 marzo 2021 - 10:19

Oggi, anche in onore della 10^ giornata del #fiocchettolilla, parliamo di uno degli aspetti più subdoli e dannosi di questo gruppo di patologie.

 

Chi soffre di Disturbi del Comportamento Alimentare sente di continuo l'esigenza di "compensare" l'energia che ha introdotto mangiando, trovandole una via d'uscita. Che si tratti di binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata), bulimia nervosa o anoressia nervosa, episodicamente o sistematicamente, si può avvertire l'urgenza della compensazione.

 

I comportamenti di compenso possono essere eliminativi (es. vomito autoindotto, uso improprio di lassativi o diuretici, enteroclismi) o non eliminativi (es. restrizione dietetica, esercizio fisico).
Quando un disturbo alimentare si fa strada nella psiche di una persona, la "scoperta" di un metodo di compenso può costituire la chiave di volta che rende l'ingresso del DCA una vera e propria invasione di tutte le sfere della vita.

 

 

 

Le condotte di compenso

 

Se il cibo è un pericolo dal quale chi soffre di DCA si sente colpevolmente attratto, compensare la tanto ripudiata introduzione di quest'ultimo con un gesto, un rito, un'ossessione, diventa il modo perfetto per espiare la colpa.

 

L'affare che i metodi di compenso offrono, fa presto a rivelarsi una frode per chi lo ha "accettato".

 

 

Vomitare, infatti, può diventare qualcosa di inevitabile e, se all'inizio si fatica ad introdurre le proprie dita giù fino all'epiglottide o a bere acqua e sale o, ancora, a tossire ripetutamente e con forza, poi si finisce per non riuscire più a farne a meno. Questo accade non solo perché l'ostinazione ad evitare che l'energia di cui il cibo è portatore venga assorbita dall'organismo è fortissima, ma anche perché l'atto del vomitare dà una certa dipendenza.

 

Allo stesso modo, la sensazione di svuotamento che segue all'uso di lassativi o di clisteri, trova il modo per essere percepita come piacevole e, di conseguenza, legare ad una dipendenza chi ne fa uso.

 

Praticare attività fisica compulsivamente per disfarsi delle calorie considerate in eccesso, è molto provante per l'organismo ed è qualcosa di profondamente diverso dal fare movimento per sentirsi meglio o perché si ama lo sport.

 

I digiuni punitivi di chi si è da poco lasciato alle spalle un'abboffata, portano con sé una non trascurabile dose di effetti collaterali mal tollerati. E' così che gomme da masticare, caramelle, caffè, bevande energizzanti ma prive di calorie, tisane, ingenti dosi di acqua, vengono usati come "calmanti" con lo scopo di rendere il digiuno tollerabile e quanto più lungo possibile.

 

 

 

 

I metodi di compenso aggravano molto, e spesso molto repentinamente, la condizione fisica della persona che li mette in atto e rendono ancora più difficile uscire da un vortice che, magneticamente, attira verso il fondo.

Nella prossima serie di articoli affronteremo il tema del peso e dei suoi mille significati.

 

 

Dott.ssa Claudia Gucciardi. Biologa Nutrizionista

 

 

 

Fonti:
- Linee di indirizzo nazionali per la riabilitazione nutrizionale nei disturbi dell'alimentazione. Quaderno del Ministero della Salute n.17 ISSN 2038-5293
- Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali V, American Psychiatric Association
- Purging disorder: recent advances and future challenges, Pamela K Keel 2019

 

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