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Il rapporto con il cibo nei Disturbi del Comportamento Alimentare: l'abbuffata.

lunedì 08 marzo 2021 - 11:15

 

E' difficile stimare quante persone abbiano avuto episodi di "abbuffate patologiche" nel corso della loro vita. Questo perché è una delle condotte alimentari di cui più ci si vergogna e si fatica a parlare, perché a volte questo genere di episodi vengono rimossi dalla memoria e perché quando un comportamento diventa un'abitudine, può essere sottovalutato da chi lo vive.

 

L'Abbuffata

 

E' un'ingestione di cibo che ha perso molte delle prerogative tipicamente attribuite al pasto.

 

In genere, è un episodio caratterizzato da due aspetti:

 

• Mangiare in un periodo definito di tempo (es. un periodo di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone (e la persona stessa in un altro momento), mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili;

 

• Avere la sensazione di perdere il controllo durante l'episodio (es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o di non controllare cosa o quanto si sta mangiando).

 

L'abbuffata è chiamata "oggettiva" se la quantità di cibo consumata durante l'episodio è oggettivamente elevata; è "soggettiva" se la sensazione di perdita di controllo non è associata all'assunzione di una quantità di cibo oggettivamente elevata, bensì alla mera rottura di uno schema dietetico – in genere restrittivo -predeterminato.

 

I cibi ingeriti durante gli episodi di abbuffata sono, in massima parte, quelli evitati nelle fasi di restrizione dietetica, cibi considerati "proibiti" perchè molto piacevoli e/o ad alta densità energetica. Fare un elenco di questi cibi non ha molto senso, in quanto, se è vero che molte persone riferiscono di abboffarsi di gelato, cioccolato, patatine, merendine, biscotti, snack, ce ne sono molte altre che, semplicemente, mangiano - tal quale - ciò che trovano nel frigo, nella dispensa, o persino nel freezer.

 

 

Mentre ci si abbuffa si ha la sensazione di essere attratti in un vortice in cui le facoltà razionali e decisionali sono compromesse. Il corpo si "scollega" sensorialmente dal cervello, interrompendo quei segnali che indurrebbero lo stop dell'introito di cibo. Lo stomaco, per esempio, in situazioni normali invierebbe dei chiari segnali di sazietà al Sistema Nervoso Centrale, derivanti sia dalla distensione delle pareti gastriche (segnali precoci), sia dalla presenza di nutrienti nel sangue (segnali tardivi).

 

L'abbuffata è rapida ed inesorabile per chi la vive e, dopo poco tempo e moltissime calorie, ci si ritrova fisicamente e psicologicamente devastati.
Al contrario di quella oggettiva, possono bastare 10g di pasta in più o un caffè zuccherato a tracciare i contorni di un'abboffata soggettiva. Tuttavia, le sensazioni fisiche e psicologiche possono essere molto simili.

 

 

Dott.ssa Claudia Gucciardi. Biologa Nutrizionista

 

 

 

Fonti:

 

- Linee di indirizzo nazionali per la riabilitazione nutrizionale nei disturbi dell'alimentazione. Quaderno del Ministero della Salute n.17 ISSN 2038-5293
- Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali V, American Psychiatric Association
- Vincere le abbuffate, G. Fairburn

 

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