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ANDARE A LAVORO E DIMENTICARE IL PROPRIO FIGLIO. PERCHE' ACCADE?

giovedì 27 aprile 2017 - 22:47

Dott.ssa Grazia Troiano & Dott. Alessandro Raggi

Dimenticare il proprio figlio in macchina seduto, magari addormentato, sul proprio sedile, e andare a lavoro, stressati al punto tale di rimuovere dalla mente l'impegno di lasciare il bimbo all'asilo; tutti ci siamo chiesti come sia possibile, eppure è successo e succede ancora.


È accaduto, con esiti fatali, a un ingegnere catanese nel 1998, a un'insegnate di Merate nel maggio del 2008, e nel maggio del 2011, quando a pochi giorni di distanza Elena a Teramo e Jacopo, a Passignano sul Trasimeno, vengono dimenticati nell'auto dalle proprie madri.


Il 4 giugno 2013, un padre di Piacenza dimentica di portare il proprio figlio all'asilo aziendale, dove ogni mattina la maestre e i compagni lo aspettavano, per andare a lavoro. È stato il nonno del piccolo ad accorgersi che c'era qualcosa che non andava e a chiamarlo, quando all'uscita da scuola si è accorto che il bimbo non c'era; solo allora il padre si è avveduto di ciò che era successo, ma quando è giunto nel parcheggio dove si trovava la sua auto non ha potuto fare a meno di rendersi conto che il piccolo Andrea non c'era più: morto asfissiato in un'auto la cui temperatura interna era diventata di circa 60°.

 

Da cosa dipende una simile dimenticanza dagli esiti inevitabilmente tragici?

 

È banale giustificare il tutto con lo stress generato dal lavoro o dalle difficoltà della quotidianità. Possiamo invece fare affidamento su un'altra spiegazione, di tipo psicologico, che chiama in causa un meccanismo di difesa: la dissociazione o scissione. Per mezzo di questo meccanismo eventi, azioni, pensieri, possono essere scissi e distaccati dal flusso della coscienza vigile. La dissociazione, come tutti i meccanismi di difesa, può in taluni casi essere unacapacità normale della nostra psiche, utile ad esempio a consentirci un temporaneo e reversibile "distacco" dall'ambiente esterno, mentre siamo ad esempio assorti nel leggere un buon libro o nel conversare con una persona da noi ritenuta piacevole.

Questo meccanismo si può attivare in maniera massiccia in seguito a traumi, dove la scissione e la conseguente rimozione del materiale scisso, contribuiscono alla genesi di alcune forme psicopatologiche. Anche però il solo svolgere le attività che caratterizzano la routine quotidiana, o impegnarsi in un lavoro che non ci piace o che non ci soddisfa, può generare alienazione e questa può essere attenuata dal meccanismo della dissociazione. Il problema nasce quando il meccanismo di dissociazione diventa poco gestibile e non siamo più in grado di attivare la nostra capacità di reversibilità, ciò può portare a perdite di memoria, dell'identità e conseguentemente all'incapacità di percepire in maniera continuativa ed unitaria l'ambiente che ci circonda. Infatti questo padre alla domanda "come ha fatto?" ha semplicemente risposto "me ne sono dimenticato!", segno evidente che questa dimenticanza non ha nulla di cosciente.

Chiamare in causa questo meccanismo, come abbiamo specificato, non significa tuttavia parlare di psicopatologia, si tratta esclusivamente di una difesa adottata dall'inconscio, la cui manifestazione si esprime in modo diverso e non può essere generalizzabile per tutti, ma andrebbe analizzata caso per caso.


Nulla sappiamo delle vite di questi genitori che hanno dimenticato i loro figli in auto, c'è chi se ne accorge in tempo e chi purtroppo no, eppure accade spesso e ciò che ci lascia più perplessi è che questi genitori non hanno neanche la percezione immediata di aver "dimenticato" il loro figlio. Sicuramente i protagonisti sopravvissuti a queste tragiche vicende dovranno convivere con il senso di colpa che li accompagnerà presumibilmente per la vita e con l'atroce consapevolezza che sono stati loro gli artefici della morte del loro amore più grande; proprio per questo a nulla serve giudicare. Anzi, sarebbe auspicabile che i servizi pubblici si attivino per fornire il massimo sostegno, anche con una psicoterapia, a queste famiglie così duramente provate dalla vita.
L'unica forma di prevenzione possibile è cercare di comprendere che quando noi o i nostri familiari siamo sottoposti a stress rilevanti, possiamo ricevere dei piccoli segnali come insonnia, agitazione o ansia, irrequietezza o eccessiva stanchezza, irritabilità, che non dobbiamo tendere a trascurare, ma che anzi devono indurci a chiedere aiuto ad uno specialista.

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