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LA TRAPPOLA DEL GIOCO D'AZZARDO: LA LUDOPATIA COME DIPENDENZA PATOLOGICA

mercoledì 12 aprile 2017 - 19:10

Dott. Alessandro Raggi

 

"Cara Mamma, scusa: ho sciupato tutti i soldi al gioco." Queste erano le parole scritte sul foglietto che teneva in tasca Mario, il 19enne di Barano d'Ischia che il 4 luglio del 2013 si è lanciato giù dal piazzale della chiesa di Santa Maria del Soccorso a Forio (Ischia). In quelle semplici parole c'è racchiuso tutto il dramma di un ragazzo vittima della dipendenza dal gioco d'azzardo, male che va diffondendosi ovunque, indipendentemente da genere, età, grado di istruzione, condizione economica, e da qualsiasi altro fattore.

 

Si definisce ludopatia o gioco d'azzardo patologico l'incapacità psicologica a resistere all'impulso di giocare d'azzardo o fare scommesse, sebbene si conoscano le conseguenze di questo comportamento.

Poco si sa sulla genesi del fenomeno, tuttavia, analizzandolo, possiamo trovare dei fattori psicologici di vulnerabilità che rendono alcune persone più vicine a sviluppare questo tipo di dipendenza: fragilità personali e culturali, livello di istruzione medio-basso, disoccupazione; inoltre occorre sottolineare che la ludopatia è un disturbo psicologico, una forma di dipendenza, che colpisce principalmente gli uomini, che tendono a svilupparla durante l'adolescenza, mentre nelle donne essa ha un'età di insorgenza che varia dai 20 ai 40 anni.


Più si gioca e più si vuole giocare, più si perde e più di vuole rimediare e per questo si gioca ancora di più. È il circolo vizioso di qualsiasi dipendenza. L'individuo affetto da ludopatia inizia a trascurare la sua vita personale e lavorativa, compromettendo così le sue relazioni; inizia a mentire a tutti su ciò che fa, alla famiglia, agli amici; quando i soldi terminano è molto probabile che inizi a commettere furti o frodi, a vendere oggetti di valore, al fine di racimolare altro denaro da sperperare al gioco, e in situazioni estreme chiede prestiti ad altri. Nei momenti di stress l'impulso a giocare o a scommettere diventa sempre più irrefrenabile e ogni tentativo di controllo, sia da parte dello stesso ludopatico che di altri, lo rende irascibile e nervoso.


Arginare il fenomeno è molto difficile, dato il semplice accesso ai giochi d'azzardo; basta, infatti, digitare le parole slot machine o la parola casinò in rete che subito si aprono migliaia di pagine che ti fanno entrare in un mondo illusorio, promettendo guadagni immediati e semplici con un solo click del mouse: ed è così che si cade nella trappola.


Dati i diversi fatti di cronaca commessi da individui dipendenti dal gioco d'azzardo, nel dicembre del 2012 è stato emanato il Decreto Balduzzi 189/2012 che mirava alla prevenzione della ludopatia; nel decreto si obbliga i gestori di sale gioco e di esercizi in cui c'è l'offerta di giochi pubblici di esporre fuori e dentro i loro locali materiale informativo che spieghi quali sono i rischi connessi al gioco d'azzardo; inoltre devono segnalare la presenza sul territorio di servizi di salute pubblici e privati per il reinserimento di sociale delle persone affette da ludopatia. Questa è la preliminare risposta che lo Stato ha fornito per iniziare a combattere contro questo fenomeno: eppure occorre ancora fare tanto di più.


Bisogna però agire anche a livello individuale. La ludopatia, così come la tossicodipendenza, o la dipendenza da alcol, non può essere curata "in famiglia", ma ha bisogno del supporto di uno psicologo, o di una vera e propria psicoterapia che guidi il ludopatico in un graduale percorso di cura, affinché possa riacquisire un assetto psicologico funzionale e riprendere di conseguenza in mano la propria vita, messa a soqquadro da questa grave forma di dipendenza patologica.

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