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E tu quante serie tv guardi? Dal binge watching al binge racing

sabato 04 novembre 2017 - 10:43

Dott.ssa Mariarosaria Rosato

 

L'arrivo di Netflix ha completamente rivoluzionato il nostro modo di guardare film e serie tv, infatti la piattaforma, attiva dal 2015 in Italia, conta un sempre maggior numero di iscritti in tutto il mondo.
Chiunque, pagando una cifra che varia dagli 8 ai 12 euro al mese, può accedere ad intere stagioni in streaming che vengono caricate e collegate tra loro in blocchi, così da poter vedere in modo consecutivo un'intera serie tv. Questo cambiamento ha dato il via ad un fenomeno internazionale: il "binge watching".
Il termine può essere tradotto come "abbuffata di serie tv" o, secondo la traduzione che viene riportata nel dizionario Treccani, come una: "visione ininterrotta di una grande quantità di episodi appartenenti a una serie televisiva che è interamente disponibile in rete o in cofanetti di dvd".


Per capire l'entità del fenomeno, ci rifacciamo ad un sondaggio condotto da Netflix effettuato su un campione di circa 1500 utenti, all'interno del quale si evidenzia come circa il 61% abbia praticato binge watching almeno una volta alla settimana. Nel 2013 erano 200 mila i fan che attuavano questa pratica ed oggi ne sono 8,4 milioni. «Un incremento esponenziale che deriva dal numero sempre più alto di produzioni, soprattutto nostre, che mettiamo a disposizione», dichiara al Corriere Brian Wright, vice presidente dei contenuti originali Netflix.
Ma non è finita qui, il binge watching ha già ceduto il passo ad una nuova mania: il "binge racing".

 

Di cosa si tratta?

Il binge racing è una sorta di evoluzione del fenomeno precedente, il termine si traduce letteralmente in «gara d'abbuffata». In pratica, gli utenti Netflix sfidano sé stessi nel guardare un'intera serie tv originale in appena 24 ore. 
Il binge racing, che tra il 2013 ed il 2016 ha visto aumentare il numero di utenti che riescono a finire una serie entro le prime 24 ore dal suo lancio, coinvolge tanti paesi quali gli Stati Uniti, il Canada, la Danimarca e l'Italia, che è al diciannovesimo posto in classifica.


Parliamo di una moda o di una forma di dipendenza?Il fenomeno è troppo recente per essere stato studiato a fondo, ma vi sono alcune ricerche che sottolineano alcuni aspetti potenzialmente critici di questa pratica.
Con la diffusione delle nuove dipendenze sappiamo che queste ultime per dirsi patologiche non necessitano dell'uso/abuso di una sostanza, bensì possono riguardare anche un'attività. Secondo una ricerca recente (Kubey & Csikszentmihalyi, 2003) che si inserisce in questo filone che sottolinea l'aspetto di dipendenza del fenomeno in questione, chi trascorre più di quattro ore al giorno davanti alla tv potrebbe sviluppare sintomi simili a quelli manifestati da chi soffre di altre dipendenze come, ad esempio, craving e sintomi da astinenza, ma anche riportare una qualche limitazione relativamente al funzionamento sociale, personale e lavorativo.

 

La ricerca in psicologia sul fenomenoAlcune ricerche si sono focalizzate su quali fattori psicologici ed emotivi potessero esserci alla base di questo fenomeno in crescita. Dal sondaggio di Yoon Hi Sung, Eun Yeon Kang e Wei-Na Lee su un campione composto da 316 persone tra i 18 e 29 anni circa, è emersa una correlazione tra solitudine, depressione e l'attitudine a rimanere chiusi in casa davanti alla televisione e la dipendenza da serie tv. Tali aspetti meriterebbero ulteriori approfondimenti, in quanto la solitudine e la depressione potrebbero risultare sia fattori di rischio che un effetto del comportamento stesso.

Altri studi si sono concentrati sugli aspetti relazionali: da una ricerca della Georgia Southern University di Katherine Wheeler, è emerso come la pratica del binge watching fosse attuata in misura maggiore da tutti quei soggetti che ottenevano dei punteggi alti nella scala di attaccamento ansioso dell' "Experiences in Close Relationships Revised". (ECR-R; Fraley, Waller, & Brennan, 2000).
Ciò significa che questi soggetti potrebbero avvertire delle preoccupazioni maggiori nei confronti della vicinanza nelle relazioni unitamente a timori di abbandono e, di conseguenza, "vivere" una dimensione sociale attraverso l'identificazione con i personaggi delle serie tv, andando, in questo modo, a compensare la mancanza di rapporti sociali nella propria vita quotidiana.


Una chiave di lettura totalmente diversa è quella fornita da Wright, il quale sostiene che: «Chi intraprende questa maratona dimostra solo la sua passione per la serie tv, così intensa da volerla vedere tutta d'un fiato. Ma è una abitudine sana, come quando si passavano ore in coda ad aspettare di comprare il biglietto del cinema per l'ultimo film della saga di Star Wars; o come quando si rimaneva svegli tutta la notte per leggere l'ultimo libro di Harry Potter».

 


Riferimenti bibliografici:

  • Harris, J. L. & Bargh A. J. (2009). "The Relationship between Television Viewing and Unhealthy Eating: Implications for Children and Media Interventions". Journal of Health Communication.
  • Kubey R , M Csikszentmihalyi (2002). Television addiction is no mere metaphor. Scientific American.
  • Sung, Y. H., Kang, E. Y., Lee, W. N. (2015). "A Bad Habit for Your Health? An Exploration of Psychological Factors for Binge – Watching Behavior". International Communication Association.
  • Treccani. (2013). Treccani: dizionario della lingua italiana Istituto italiano della enciclopedia italiana.
  • Wheeler, K. S. (2015). The Relationships Between Television Viewing Behaviors, Attachment, Loneliness, Depression, and Psychological Well-Being (98). Georgia Southern University:      University Honors Program Theses.
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